Immersa tra le dolci colline del Collio e le fertili pianure dell’Isonzo, nel cuore orientale del Friuli Venezia Giulia, si erge con fierezza una piccola ma vibrante azienda a conduzione familiare. L’Azienda Vosca occupa una superficie di 10 ettari, gran parte dei quali coperti da vigneti, ed è dislocata a Brazzano, una pittoresca frazione del Comune di Cormòns. Questa piccola cittadina, rinomata per la sua illustre tradizione vinicola, offre una grande e raffinata varietà di prodotti.
In questi luoghi si perpetua un’antica arte tramandata di generazione in generazione. La posizione sfidante dei vigneti, sparsi tra collina e pianura, non facilita infatti il lavoro meccanizzato con apparecchiature moderne, portando spesso a favorire metodi che ricordano il lavorare dei nostri padri, dai quali ancora oggi si traggono utili insegnamenti. Un lavoro duro, possibile solo con una profonda passione per la terra, ma che viene ripagato abbondantemente da frutti di straordinaria qualità.
Il tipo di terreno sul quale sorgono i vigneti è conosciuto come “ponca”, composto da una stratificazione di marna e arenaria formatosi nel corso di millenni. Esso risulta ricco di sali e microelementi, adatti per la coltivazione di diverse tipologie di uve.
Uno degli obiettivi primari dell’Azienda Vosca è quello di produrre i propri vini con il sistema classico che nella zona viene chiamato alla “cappuccina”. Tale sistema ha come scopo quello di presentarsi sul mercato con un prodotto altamente qualificato sia nella qualità che nelle caratteristiche organolettiche della varietà.
Custodendo il passato ma guardando al futuro e alle sue innovazioni, da anni l’Azienda Vosca si pone l’obiettivo di proporre al consumatore, sempre più preparato ed esigente, un prodotto imbottigliato di ottima qualità. Infatti, i vigneti, baciati dal sole e accarezzati dalla brezza, portano avanti con orgoglio il leggendario patrimonio enologico del Friuli Venezia Giulia, regalando l’ebbrezza di un nettare prezioso e unico.
DICONO DI NOI
A Brazzano, in piena zona Collio – parola che oggi associamo a grandi vini e ad una natura prospera — nel dopoguerra si pativa la fame. E chi si occupava delle vigne era tutt’altro che un privilegiato.
«Il vino — racconta Francesco Vosca — era considerato più povero del frumento e del mais che venivano coltivati in pianura. Tra il ’40 e il ’50 non c’era lavoro, mio zio dovette emigrare in Argentina. Papà Mario raccontava che negli anni del regime al sabato bisognava marciare, ma spesso lui era via per lavoro, così i carabinieri lo andavano a prendere e finiva in gattabuia. Però non si lamentava perchè in fondo era l’unico giorno di riposo».
Francesco, che è nato nel 1959 ha visto con i suoi occhi quella realtà contadina: «Da bambini, a sei-sette anni, si andava a zappare nei campi – ricorda. Oggi mi viene da ridere quando sento parlare di sfruttamento minorile: sono paroloni, bisogna sempre valutare il contesto… Negli anni Sessanta c’era ancora miseria e la manodopera era indispensabile perché non avevamo macchinari. Un figlio in più era importante».
Assieme a papà, mamma e due sorelle, Vosca coltivava l’ettaro di proprietà della famiglia qui a Brazzano. Damigiane e vino sfuso , più bianco che rosso: Tocai, Malvasia e Ribolla, prima che diventassero di moda quelli che Francesco chiama ancora “i francesi” ovvero Pinot Grigio, Sauvignon e Chardonnay. Vosca studia a Cividale del Friuli e si diploma in agraria; dapprima affianca il padre e poi conduce l’Azienda accompagnandola nella metamorfosi che abbiamo già incontrato altre volte. «Fino all’inizio degli anni novanta avevamo ancora la stalla, solo allora abbiamo scelte di concentrarci sul vino».
Oggi gli ettari sono 8 e le bottiglie 15mila. Ma resiste lo “sfuso”. I tre quarti della produzione sono vini bianchi: notevole l’equilibrio del Tocai, ma qui riesce bene pure la Malvasia. Aiutato dalla moglie Anita e dai figli Gabriele ed Elisabetta, Vosca si affida con moderazione all’affinamento in legno e mantiene, accanto al moderno Guyot, il sistema di allevamento “alla cappuccina” che in qualche caso dà prodotti più equilibrati. C’è anche l’uvaggio Collio bianco ‘05 (Tocai al 65%, per il resto Pinot Grigio e Malvasia), leggermente barricato. Tre vini del 2005 di Vosca hanno meritato i due bicchieri di Slow Food (Tocai, Malvasia e Pinot Grigio), mentre il Tocai ’02 si aggiudicò le tre stelle nelle Guida delle Camere di Commercio; ottimi punteggi anche dai critici dell’Espresso.
tratto da “FRIULI da BERE” a cura di
Francesco Antonini